Evita le persone prepotenti ed aggressive, sono un tormento per lo spirito. Se ti paragonerai agli altri, potrai diventare vanitoso o invidioso, perché ci saranno sempre persone superiori o inferiori a te. Gioisci per i tuoi risultati, così pure per i tuoi progetti. Mantieni interesse per il tuo lavoro, per quanto umile: è un vero tesoro nelle vicende mutevoli del tempo. Sii prudente e vigile nelle tue relazioni d'affari, perché il mondo è pieno di inganno. Ma questo non ti impedisca di vedere quanto c'è di buono: molte persone lottano per alti ideali e dappertutto la vita è piena di eroismo.
Sii te stesso! Soprattutto non fingere di amare e non essere cinico riguardo all'amore, perché, a dispetto di ogni aridità e disillusione, esso è perenne come l'erba. Accetta di buon grado l'insegnamento degli anni, abbandonando riconoscente le cose della giovinezza. Coltiva la forza d'animo per difenderti dall'improvvisa sventura, ma non angosciarti per le preoccupazioni! Molte paure nascono dalla stanchezza e dalla solitudine. Al di là di una saggia disciplina, sii gentile con te stesso.
Tu sei figlio dell'universo, non meno degli alberi e delle stelle: hai il diritto di essere qui! E che ti sia chiaro o no, non dubitare del fatto che l'universo ti si stia svelando dinanzi. Perciò, cerca la pace con Dio, in qualsiasi modo tu Lo voglia immaginare e qualunque siano i tuoi travagli e le tue aspirazioni. Nella rumorosa confusione della vita, conserva la pace con la tua anima. Nonostante tutta la sua falsità, il duro lavoro ed i sogni infranti, questo è ancora un mondo meraviglioso! Sii attento e fai di tutto per essere felice!"
Etichette: Pastorale
Stai dunque attento a come le Scritture ti vengono citate, memore del fatto che anche Satana ne abusò per tentare il Figlio di Dio: Matteo 4:6p. Non permettere che ti venga menzionato un verso fuori dal suo contesto o al di là dello scopo per cui è stato scritto. Così, anche in 1 Giovanni 3:14s abbiamo un esempio di Scrittura spesso citata a sproposito, poiché anche qui sembrerebbe insegnato che l’amore superi la fede. Invero buona parte della lettera pare consolidare questa interpretazione, e potremmo essere ingannati, se non fosse che l’apostolo ha già posto una premessa all’inizio del suo breve scritto: “Vi scrivo queste cose affinché non pecchiate” – 1 Giovanni 2:1. Ecco dunque lo scopo: limitare il peccato! Si noti la differenza con la conclusione del suo Vangelo: “Queste cose sono state scritte, affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e affinché, credendo, abbiate la vita nel suo Nome” – Giovanni 20:31. Qui dunque uno scopo fondamentale: “affinché abbiate la vita”. Come? Credendo. Lì uno scopo pastorale: “affinché non pecchiate”. Come? Amando. E perché l’apostolo prediletto sia ancora più certo che, nonostante le sue minacce, il credente non dubiti della propria salvezza, immediatamente aggiunge alla premessa una promessa: “Ma se qualcuno pecca, noi abbiamo un Avvocato davanti al Padre: Gesù Cristo il Giusto. Egli è il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati e non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo” – 1 Giovanni 2:1s. In questo senso squisitamente pastorale si dovrà pertanto interpretare anche quel passo citato prima: “Se uno dice: Io amo Dio, ma odia il proprio fratello, è bugiardo; chi non ama infatti il proprio fratello che vede, come può amare Dio che non vede?” – 1 Giovanni 4:20. Ecco perché, a prescindere dal risultato dei suoi ammonimenti, in conclusione alla sua breve epistola scriverà: “Vi ho scritto queste cose perché sappiate che avete la vita eterna, voi che credete nel Nome del Figlio di Dio” – 1 Giovanni 5:13 !
Etichette: La Buona Notizia
Torniamo ora a 1 Tessalonicesi 5:9s. Questo passo è di una così confortante certezza, che lo stesso apostolo lo propone per una consolazione vicendevole: v. 11. Tuttavia sarebbe stato strano se Satana non avesse tentato nulla contro un passo di così dolci e sicure speranze, egli che è “l’accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusa notte e giorno dinanzi al nostro Dio” – Apocalisse 12:10. Infatti, al contrario del Signore Gesù, la cui missione principe è quella di difendere i suoi dalle accuse, giuste che siano non importa – cfr. Romani 8:33s; 1 Giovanni 2:1, la prima prerogativa del Diavolo, il cui significato etimologico è calunniatore, si sappia, non è quella di tentare, bensì di accusare i giustificati del Signore, per indurli alla disperazione di Giuda. Così, proprio lo stesso spirito che abitò nell’Iscariota ha spinto coloro che, approfittando dell’ignoranza di molti fedeli riguardo alla lingua greca, hanno proposto una malfidata interpretazione di questo passo, togliendo ad esso ogni valore di grazia e di certezza per la salvezza dell’anima. Costoro sostengono che il vegliare ed il dormire di questa Scrittura significhino il vivere ed il morire del corpo, così che la consolazione che questo passo apporterebbe sarebbe derivata dalla speranza cristiana dell’aldilà. In altre parole, l’apostolo avrebbe qui insegnato che, vivi o morti, le nostre anime sono con il Signore. Soprattutto questa interpretazione è stata adottata dai papisti sedicenti Cattolici, da sempre in maggioranza nemici della salvifica dottrina della giustificazione per grazia. Infatti, nella nota in calce a 1 Tessalonicesi 5:10, della Nuovissima Versione dai Testi originali, Ed. Paoline 1991, così si legge: “Sia che vegliamo, sia che ci addormentiamo significano: sia che viviamo, sia che siamo morti. Si esprime qui la certezza fondamentale dell’esistenza cristiana: quella cioè di partecipare alla vita di Cristo sia nel tempo dell’esistenza terrena, sia dopo la morte”. Dello stesso parere è
Il primo colpo demolitore è dato dal contesto: Paolo non sta discutendo della vita e della morte, ma del peccato e della vigilanza, pertanto, nel passo in questione, esordisce con queste parole: “Dio infatti non ci ha destinati a ira, ma ad ottenere salvezza”. Una frase del genere avrebbe poca pertinenza con quanto segue, se a seguire fosse una dichiarazione di sopravvivenza dell’anima. Al contrario, vi si ravvisa una perfetta attinenza se, a completare il discorso, sono intese la sonnolenza e la veglia spirituali, rispettivamente causa d’ira e di salvezza nella visione meritocratica della Legge.
Il secondo colpo è dato dall’evidenza che la vita dell’anima nell’aldilà non viene mai posta da Paolo come “la certezza fondamentale della fede cristiana”. Sebbene altrove l’apostolo insegni la sopravvivenza dell’anima – 2 Corinzi 5:1-10 – questa sempre cede il posto alla speranza della resurrezione. Così, quando nella stessa lettera ai Tessalonicesi scrive della sorte dei fedeli defunti, cercando parole di consolazione per coloro che sono nel lutto, non accenna affatto alla dottrina della sopravvivenza. E’ dunque improbabile che Paolo, dimentico dell’anima in 4:13ss, dove la pertinenza era assoluta, se ne ricordi in 5:10, quando l’argomento è ormai del tutto nuovo ed estraneo. D’altronde la sua mira è quella “non già di essere spogliati [del corpo], ma di essere rivestiti, affinché ciò che è mortale sia assorbito dalla vita”– 2 Corinzi 5:4.
Quanto è stato detto finora destabilizza certamente la cattiva interpretazione, tuttavia non le inferisce un colpo risolutivo. Sarà necessario volgere lo sguardo al testo originale per dare al busillis una soluzione certa e definitiva. Se si esclude la terribile Traduzione Interconfessionale, LDC-ABU, in cui il pensiero dei traduttori ha avuto il sopravvento su quello di Dio, tutte le versioni del Nuovo Testamento in italiano rendono il nostro passo in maniera assolutamente ineccepibile, pur tutte traendo il lettore in un inganno involontario. Mi riferisco ad uno dei verbi in questione: dormire. Abbiamo già detto come, nelle epistole di Paolo, questo verbo si riferisca il più delle volte alla morte del corpo. In questo senso viene pure usato altrove nelle Scritture greche. Eppure noi sosteniamo che in 1 Tessalonicesi 5:10 non possa assolutamente assumere questo significato. Perché? Nella lingua greca in cui gli autori neotestamentari scrivevano, i verbi utilizzati per indicare la conseguenza del sonno erano almeno due: koim£w [koimao] e kaqeÚdw [katheudo]. Ora solo il primo, esclusivamente koim£w [koimao], fu utilizzato da Paolo e dagli altri scrittori neotestamentari quale eufemismo per morire! Invece il secondo, lo stesso che ritroviamo coniugato in 1 Tessalonicesi 5:10, non assunse mai per costoro un tale significato, se non in relazione alla sola morte spirituale: Efesini 5:14. Vediamolo insieme. Ecco i diciotto passi del Nuovo Testamento in cui compaiono forme del verbo koim£w [koimao]: Matteo 27:52; Matteo 28:13; Luca 22:45; Giovanni 11:11; Giovanni 11:12; Atti 7:60; Atti 12:6; Atti 13:36; 1 Corinzi 7:39; 1 Corinzi 11:30; 1 Corinzi 15:6; 1 Corinzi 15:18; 1 Corinzi 15:20; 1 Corinzi 15:51; 1 Tessalonicesi 4:13; 1 Tessalonicesi 4:14; 1 Tessalonicesi 4:15; 2 Pietro 3:4. I passi sottolineati sono quelli in cui koim£w [koimao] ha il significato di morire. Si noti come Paolo, nella prima lettera ai Corinzi, usi dormire come metafora della morte fisica per ben sei volte, coniugando sempre koim£w [koimao] e mai kaqeÚdw [katheudo]. Persino al quarto capitolo della lettera ai Tessalonicesi in argomento, utilizza lo stesso eufemismo per ben tre volte consecutive, ma sempre e solo coniugando koim£w [koimao]. Come può dunque essere ammissibile che solo in 1 Tessalonicesi 5:10 coniughi kaqeÚdw [katheudo] per indicare la morte fisica? Ecco ora i venti passi e le ventidue volte in cui forme del verbo kaqeÚdw [katheudo] compaiono nel Nuovo Testamento: Matteo 8:24; Matteo 9:24; Matteo 13:25; Matteo 25:5; Matteo 26:40; Matteo 26:43; Matteo 26:45; Marco 4:27; Marco 4:38; Marco 5:39; Marco 13:36; Marco 14:37 = due volte; Marco 14:40; Marco 14:41; Luca 8:52; Luca 22:46; Efesini 5:14; 1 Tessalonicesi 5:6; 1 Tessalonicesi 5:7 = due volte; 1 Tessalonicesi 5:10. Si noti bene che nel passaggio che precede immediatamente il passo in discussione, passaggio in cui è trattato l’argomento del sonno morale, Paolo usa per ben tre volte in due passi consecutivi le coniugazioni di kaqeÚdw [katheudo]. Persino un bambino, con tali evidenze, giungerebbe alla conclusione che in 1 Tessalonicesi 5:10 Paolo utilizza il congiuntivo di kaqeÚdw [katheudo] per riferirsi non al dormire della morte fisica del capitolo precedente, in cui ha usato un verbo differente, ma al dormire spirituale di cui ha appena discusso e in cui ha usato lo stesso verbo! D'altronde, non senza motivo il Signore ha ammonito dicendo: “In verità vi dico che chiunque non avrà ricevuto il Regno di Dio come un bambino, non vi entrerà affatto!” – Marco 10:15. Infatti, il pregiudizio contro la retta interpretazione di questo passo è talmente forte che persino nel celeberrimo Vocabolario Greco-Italiano di L. Rocci, alla voce kaqeÚdw [katheudo], il Nuovo Testamento si trova citato quale fonte per il significato di morire. Vero è che in Matteo 9:24p la bimba era realmente morta, ma il suo rapido risveglio poneva il suo decesso in una condizione tale da potersi assimilare al sonno naturale: non è infatti lo stesso Signore a distinguere e contrapporre quell’indicativo di kaqeÚdw [katheudo] alla morte fisica, dicendo: “Non è morta, ma dorme [katheudei]”?
Rimane ora da considerare l’ultimo elemento: quello della veglia. Il verbo grhgoršw [gregoreo], il cui congiuntivo del nostro passo è tradotto “vegliamo”, mai sta a significare, in tutto il Nuovo Testamento, l’azione di vivere. Persino Paolo, in 1 Tessalonicesi 4:15.17, nonostante abbia appena definito i morti come “coloro che si sono addormentati”, non lo utilizza per indicare i viventi, chiamati semplicemente zîntej [zontes]. Anche il Rocci, op. cit., non contempla tale significato per alcuna opera. Come è possibile allora che, in tutta la letteratura greca, solo il passo in questione abbia per grhgoršw [gregoreo] il significato di esser vivi, nonostante questo stesso verbo venga usato immediatamente prima – 1 Tessalonicesi 5:6 - per indicare la veglia spirituale? E’ meraviglioso osservare quanta accortezza lo Spirito Santo ha posto nella scelta di tali verbi, perché fossero facilmente e immediatamente compresi dai suoi cari figli di Tessalonica e da noi, che ricerchiamo con attenta solerzia la sua Parola.
Ti è chiaro dunque, amico o amica, l’inganno del Calunniatore e dei suoi ministri? E ti è chiara, cosa ancor più importante e necessaria,
“Mi trovo dunque sotto questa legge: quando voglio fare il bene, il male si trova in me.
Infatti io mi compiaccio della legge di Dio, secondo l'uomo interiore,
ma vedo un'altra legge nelle mie membra, che combatte contro la legge della mia mente e mi rende prigioniero della legge del peccato che è nelle mie membra.
Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte?
Grazie siano rese a Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore.
Così dunque, io con la mente servo la legge di Dio, ma con la carne la legge del peccato.
Non c'è dunque più nessuna condanna per coloro che sono in Cristo Gesù!”
Romani 7:21ss.8:1
Etichette: La Buona Notizia
Queste breve passo riassume con estrema chiarezza
E’ vero, ci duole dirlo, che non poche comunità evangeliche pongono, tra le condizioni per essere salvati, quella di rinunciare alla pratica dei propri peccati. Se così fosse, chi sarebbe salvato? Chi si accosta a Cristo sa di essere peccatore per nascita e per censo, come può allora presentare a Dio un cuore talmente libero dal male da esser così spavaldamente pronto a rinunciare al peccato - cfr. Romani 7:14ss - per di più ancor prima di essere rinato?! Cosa fece il pubblicano? Il Signore non dice che egli tentò di mutare vita, né altre parole mette sulla sua bocca, se non queste: “O Dio, abbi pietà di me peccatore!”. Altre comunità, meno arroganti, pongono la condizione della rinuncia alla pratica del male per il solo battesimo in acqua. Ma cosa dice
Etichette: La Buona Notizia
Ed in un solo Signore, Gesù Cristo, il Figlio di Dio, generato dal Padre, unigenito, cioè dall'Essere del Padre, Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, dello stesso Essere del Padre, mediante il quale sono state fatte tutte le cose, quelle nel cielo e quelle nella terra. Per noi uomini e per la nostra salvezza Egli discese e si fece carne, si fece uomo, patì e il terzo giorno risuscitò e salì nei cieli, verrà per giudicare i vivi e i morti.
E nello Spirito Santo.
Ma coloro che dicono: "C'era un tempo in cui [Gesù] non esisteva", e "prima che fosse generato non esisteva" e che nacque da ciò che non esisteva, o dichiarano il Figlio di Dio esistere da un'altra persona o essere, oppure mutabile o alterabile, hanno l'anatema dalla Chiesa Universale e Apostolica.
Nell'originale greco [325 d.C.]:
Πιστεύομεν εἰς ἕνα Θεὸν Πατέρα παντοκράτορα, πάντων ὁρατῶν τε και ἀοράτων ποιητήν.
Καὶ εἰς ἕνα κύριον Ἰησοῦν Χριστόν, τὸν υἱὸν τοῦ θεοῦ, γεννηθέντα ἐκ τοῦ Πατρὸς μονογενῆ, τουτέστιν ἐκ τῆς ουσίας τοῦ Πατρός, θεὸν εκ θεοῦ, φῶς ἐκ φωτός, Θεὸν ἀληθινὸν ἐκ Θεοῦ ἀληθινοῦ, γεννηθέντα οὐ ποιηθέντα, ὁμοούσιον τῳ πατρί, δι' οὗ τὰ πάντα ἐγένετο, τά τε ἐν τῷ οὐρανῷ καὶ τά ἐν τῇ γῆ. Tὸν δι' ἡμᾶς τοὺς ἀνθρώπους καὶ διὰ τὴν ἡμετέραν σωτηρίαν κατελθόντα καὶ σαρκωθέντα, ενανθρωπήσαντα, παθόντα, καὶ ἀναστάντα τῇ τριτῇ ἡμέρᾳ, καὶ ἀνελθόντα εἰς τοὺς οὐρανούς, ἐρχόμενον κρῖναι ζῶντας καὶ νεκρούς.
Καὶ εἰς τὸ Ἅγιον Πνεῦμα.
Etichette: Il Credo
Etichette: Il Credo, La Chiesa Universale
Come puoi sapere di essere salvato? Semplicemente dal fatto di dire pubblicamente il tuo Amen al Vangelo di Paolo. La confessione della tua fede è l’unico segno che ti conferma di essere una pecora dell’ovile di Cristo: Matteo 10:32-33p; 1 Corinzi 12:3; 2 Corinzi 4:13. Non hai bisogno di cercare ulteriori conferme, quali una vita santa o addirittura un atteggiamento più religioso: 2 Timoteo 2:13. La conversione dalle opere del mondo è cosa positiva, ma non è da confondere con la salvezza. Pietro aveva creduto ed aveva parlato - Matteo 16:16 - perciò era salvato - Romani 10:8-10 - eppure aveva ancora bisogno di conversione - Luca 22:28-32 - poiché giunse a rinnegare Cristo per vigliaccheria: Matteo 26:69-75p. Ancora molto tempo dopo “era da condannare”: Galati 2:11. Ugualmente i Corinzi, cui Paolo rivolge le sue due lettere, erano ancora carnali - 1 Corinzi 3:1-4 - essendo invischiati nelle contese, nelle liti e le ingiustizie - 1:11 e 6:1.8s - nella fornicazione e nella superbia - 5:1s - nell’incontinenza della carne - 7:9 - nell’ ubriachezza e l’empietà - 11:20s.27-32. Eppure l’apostolo non teme per questo di chiamarli fratelli - 1:10.26 etc. - e di scrivere loro queste parole: “Io ringrazio sempre il mio Dio per voi, per la grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù” - 1:4 - e ancora: “Voi siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel Nome del Signore Gesù Cristo, mediante lo Spirito del nostro Dio” - 6:11. Infatti l’uomo cui Dio misericordioso ha affidato il Vangelo della grazia sa che i peccati dei suoi diletti fratelli di Corinto non potranno mai separarli da Cristo, perciò può scrivere loro: “Egli vi renderà saldi fino alla fine, perché siate irreprensibili nel giorno del Signore Gesù Cristo. Fedele è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione del Figlio suo Gesù Cristo nostro Signore” - 1:8s. Dunque FEDELE E’ DIO, non tu, che continuerai ad essere un peccatore bisognoso di perdono. Allora a te saranno rivolte queste parole: “Se qualcuno pecca, noi abbiamo un avvocato davanti al Padre: Gesù Cristo il giusto. Egli è il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati e non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo” - 1 Giovanni 2:1s. Non ascoltare dunque coloro che insinuano dubbi nel tuo cuore credente portandovi la disperazione, piuttosto rallegrati e fai salti di gioia: Gesù ti ha salvato! “Così anche Davide proclama la felicità dell’uomo al quale Dio mette in conto la giustizia senza opere, dicendo: Felici coloro le cui iniquità sono perdonate e i cui peccati sono coperti. Felice l’uomo al quale il Signore non addebita affatto il peccato!” - Romani 4:6-8. Forse già conosci la parabola del seminatore, altrimenti la puoi leggere in Luca 8:5-8. “Or questo è il significato della parabola: il seme è la parola di Dio. Quelli lungo la strada sono coloro che ascoltano, ma poi viene il diavolo e porta via la parola dal loro cuore, affinché non credano e non siano salvati. Quelli sulla roccia sono coloro i quali, quando ascoltano la parola, la ricevono con gioia; ma costoro non hanno radice, credono in tempo propizio e, quando arriva la prova, si tirano indietro. Quello che è caduto tra le spine sono coloro che ascoltano, ma se ne vanno e restano soffocati dalle preoccupazioni, dalle ricchezze e dai piaceri della vita, e non arrivano a maturità. E quello che è caduto in un buon terreno sono coloro i quali, dopo aver udito la parola, la ritengono in un cuore onesto e buono, e portano frutto con perseveranza” - Luca 8:11-15. Forse sarai portato a pensare che gli unici salvati siano quelli del buon terreno, ma, obiettivamente, chi il Vangelo dice che non saranno salvati? Sono solo i primi, i non credenti! Perché i secondi “si tirano indietro”, come fece Pietro, e i terzi “non arrivano a maturità”, come i fratelli di Corinto, eppure, al pari di questi e quello, hanno creduto e perciò sono salvati! “Chi crede in Lui non è giudicato, chi non crede è già giudicato, perché non ha creduto nel Nome dell’unigenito Figlio di Dio” - Giovanni 3:18.
La vera fede è per sempre,
anche se a volte sembra venire meno, come accadde a Pietro.
Ma la vera fede è una scelta decisa,
che non puoi ereditare dai tuoi genitori credenti,
è una scelta pensata,
che non può seguire l’onda emotiva di una liturgia commovente,
è una scelta coinvolgente
e non una via tentata “semmai ci fosse qualcosa dopo”,
è una scelta obbligata del cuore
e non la voglia di provare qualcosa di nuovo,
è una scelta personale,
che non dipende dal gruppo di amici o dal Paese in cui vivi,
è una scelta divina,
che non può perseguire interessi terreni.
La vera fede è la scelta con cui scoprirai che
tu sei l'eterna scelta di Dio!
Etichette: La Buona Notizia
Da quanto hai letto precedentemente riguardo alla Chiesa la risposta dovrebbe esserti già chiara: se possiedi la fede in Cristo Gesù sei parte del suo Corpo, e il suo Corpo non potrà mai essere mutilato. Potrai avere sbandamenti, potrai essere trascinato nel fango del peccato, o addirittura nell’angoscia del dubbio, ma se una volta hai scelto di credere in Gesù, scientemente e senza condizionamenti, Egli veglia su di te, perché tu non vada mai perduto! Prendiamo l’esempio dell’apostolo Pietro: confessò la sua fede - Matteo 16:16 - manifestando così di essere un predestinato dal Padre - Matteo 16:17 - ma successivamente venne chiamato Satana dal Signore - Matteo 16:23 - rinnegò Gesù - Matteo 26:69ss - e, diversamente dal discepolo prediletto, tardò a credere alla Resurrezione - Giovanni 20:6-9. Perdette forse la sua elezione a salvezza, rischiando così di finire dannato? Assolutamente no! Gesù stava pregando per lui, affinché fosse conservata la sua fede: Luca 22:31s. Glielo aveva promesso, poco prima di predirgli il suo rinnegamento. Tu che hai creduto sei nelle mani di un Signore potente e accorto, che ha assicurato: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono; ed io do loro la vita eterna e non periranno mai e nessuno le rapirà dalla mia mano” - Giovanni 10:28. Ma forse dubiti che un giorno potresti trasformarti da pecora in capro e perdere il diritto alla promessa. Ma è possibile una simile trasformazione? A coloro che rifiutavano di credere, Gesù disse: “Voi non credete perché non siete delle mie pecore” - Giovanni 10:26. Nota che Gesù non disse, come in genere siamo abituati a pensare, che essi non erano delle sue pecore perché non credevano, ma esattamente il contrario. L’essere pecora precede e non segue la fede, perché è una qualità indipendente dalla scelta dell’uomo. Di conseguenza, niente che tu possa fare o non fare potrà trasformati da pecora in capro o viceversa, solo Dio potrebbe farlo, ma Lui non lo farà, “perché i doni e la vocazione di Dio sono irrevocabili” - Romani 11:29. Infatti “chi Gli ha dato qualcosa per primo così da riceverne il contraccambio? Perché da Lui, per mezzo di Lui e per Lui sono tutte le cose. A Lui sia la gloria in eterno. Amen” - Romani 11:35s. La salvezza è per fede ed è “Gesù colui che crea la fede e la rende perfetta” - Ebrei 12:2 - non tu! Per questo Paolo poteva scrivere ai Filippesi: “Ho questa fiducia: che Colui che ha cominciato un’opera buona in voi, la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù” - 1:6. Forse l’apostolo aveva fiducia nella bontà dei membri della Chiesa di Filippi? O piuttosto in Dio? “So in chi ho creduto" - avrebbe poi scritto al suo amico Timoteo - "e sono convinto che Egli ha il potere di custodire il mio deposito fino a quel giorno” - 1 Timoteo 1:12. L’uomo è volubile e scostante, ma “Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e in eterno” - Ebrei 13:8. Abbi dunque piena fiducia che la tua salvezza è eterna, poiché è fondata esclusivamente sull’opera del Signore Gesù, Colui che “con un'unica offerta ha reso perfetti per sempre quelli che sono santificati” - Ebrei 10:14.
“Noi siamo più che vincitori,
in virtù di Colui che ci ha amati.
Infatti sono convinto che
né morte né vita,
né angeli né principati,
né cose presenti né cose future,
né potenze, né altezze, né profondità,
né alcun altra creatura
potranno separarci dall’amore di Dio
che è in Cristo Gesù nostro Signore!”
Romani 8:37ss
Non temere dunque i tuoi peccati passati, presenti e futuri, la morte, l’inferno e il diavolo. Tu che hai creduto rivolgiti a Cristo per riprendere fiducia e come il santo re Davide digli: “Ciò che tu benedici, SIGNORE, è benedetto per sempre” - 1 Cronache 17:27. Alleluia!
Etichette: La Buona Notizia
Sicuramente sai già cos’è un ex-voto: è la messa in atto di una promessa fatta ad una divinità in seguito ad una grazia ricevuta come risposta a quella promessa. Sebbene popolarmente sia questo il significato religioso più diffuso per questa parola, nulla è più distante dal suo concetto biblico! Perché per l’apostolo Paolo grazia significa cosa gratuita, immeritata, non condizionata da propositi, promesse, azioni, riti o sacramenti. Perciò così si esprime: “Se è per grazia, non è più per opere, altrimenti la grazia non è più grazia!” - Romani 11:6. Ma è ovvio! Se aspetto che tu mi dia, mi faccia o mi prometta qualcosa prima di darti il mio amore, potrò ancora dire di amarti in maniera gratuita, incondizionata? Certamente no. Perciò il Nuovo Testamento ci presenta l’amore di Dio in maniera del tutto diversa: esso “non dipende da chi vuole o da chi corre, ma da Dio che fa misericordia!” - Romani 9:16. Cosa hai dato o promesso ai tuoi genitori in cambio della tua nascita e, se sei stato fortunato, del loro amore nell’infanzia? Come avresti potuto, se eri del tutto dipendente da loro? Ma se hai potuto ricevere qualcosa di interamente gratuito da esseri umani imperfetti, se hai potuto essere totalmente dipendente da essi, oseresti oggi pensare che l’Iddio perfetto si aspetti qualcosa in cambio da te?! Che le sue scelte sovrane dipendano da te e non tu da esse?! Sono i tuoi genitori più grandi di Dio?! Gesù una volta disse ai suoi discepoli: “Se voi, dunque, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il Padre celeste donerà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!” - Luca 11.13. Dio ha legato la salvezza alla fiducia nel suo amore gratuito, che si è manifestato nell’uomo Gesù. Non pensare di essere amato da Dio in ricompensa al tuo amore per Lui. E’ vero piuttosto il contrario: “Noi amiamo perché Egli ci ha amati per primo” - 1 Giovanni 4:19. Se dunque crederai che Gesù è l’Iddio che divenne uomo per morire e risorgere per la tua giustificazione, e avrai piena fiducia che ciò è sufficiente a salvarti, allora sarai salvato, senza dover più nulla aggiungere! E anche questa fede, espressione di una volontà ferma e non di facili sentimentalismi, se l’avrai, ti sarà stata donata da Dio, come è scritto: “E’ per grazia che siete stati salvati, mediante la fede, e ciò non viene da voi ma è il dono di Dio, non è in virtù di opere, affinché nessuno se ne possa vantare” - Efesini 2: 8-10. “Perciò l’eredità è per fede, affinché sia per grazia; in modo che la promessa sia sicura” - Romani 4:16. Esatto! La tua salvezza sarà sicura in virtù della promessa di Dio fondata sulla fede e non sulle tue opere incerte e il tuo meschino comportamento. Se sei stato eletto, non privarti ancora a lungo di questa benedizione divina di saper certa la tua salvezza mediante la fede e diventare un figlio di Dio, perché “ti è duro recalcitrare contro il pungolo” - Atti,26:14. “Non entrare nel sentiero degli empi e non t'inoltrare per la via dei malvagi … La via degli empi è come il buio, essi non scorgono ciò che li farà cadere” - Proverbi 4:14.19. Perché, ancor più che i loro peccati che essi hanno in comune con noi, sarà proprio il loro tentativo di comprarsi l’amore di Dio, con la religione e le loro opere imperfette, a farli cadere. L’ultimo atto di superbia di una creatura malvagia e poi … l’inferno.
“Ma se Dio schernisce i superbi, fa grazia agli umili” - Proverbi 3:34. Umiliati dunque sotto la sua potente mano e riconosciti morto nei tuoi peccati e bisognoso della sua grazia. Fiducioso, digli così:
“Signore Gesù, unico Dio fatto uomo,
Tu sei morto in croce per subire la punizione dei miei peccati
e sei risorto per darmi vita eterna con Te.
Salvami dall’inferno che io assolutamente merito.
Solo Tu puoi farlo, perciò io credo solo in Te
e Ti accolgo come mio personale Salvatore.
Nel tuo Nome.
Amen”
Se hai pregato con queste parole di vero cuore SEI SALVATO! Ma lo sei per sempre?
Etichette: La Buona Notizia
Se la salvezza dovesse essere meritata, tutti sarebbero dannati. Questa verità è confermata da molti passi della Scrittura, che non mancherò di citare, ma, prima di farlo, vorrei invitarti a rifletterla con l’aiuto dell’esperienza. Quante volte, nella tua vita, hai violato la legge di Dio e la tua coscienza? Quante volte altre creature, umane e non, hanno sofferto a motivo della tua superficialità o del tuo egoismo? Quante volte hai mancato di ringraziare e lodare il tuo Creatore, di conoscere la sua persona e la sua volontà? Pensi forse che il fatto che tu non abbia ucciso o rapinato ti renda giusto? Rifletti su quante volte hai speso i tuoi soldi per cose futili o addirittura dannose, fregandotene di quel migliaio di bambini che in quell’ora di leggerezza moriva di fame! Quante volte hai acquistato oggetti made in China o Taiwan, insanguinati dalle mani di bimbi operai, o quei deliziosi frutti tropicali indorati da quei pesticidi che procurano insufficienze renali, cancro e cardiopatie ai contadini sottopagati dei Tropici! In cosa eri migliore di uno stupratore, quando accostavi la tua auto per avere i favori a pagamento di una schiava della prostituzione, o di un patricida, nel giorno che abbandonavi i tuoi genitori in un ospizio, o di un bestemmiatore, mentre facevi i tuoi affari in giorno di sabato? Quante volte ti sei lamentato dell’ingratitudine altrui, mentre non una volta hai piegato le tue ginocchia per ringraziare Dio della tua vista, o del tuo udito, o semplicemente del tuo pranzo? E quando non riflettevi che anche queste cose fossero peccato, non pensi che tu abbia disprezzato quel Dio che ti ha dato una testa per pensare e non per reggere gli occhi per ore davanti ad un televisore, un giornale o un sito pornografico? “Il SIGNORE ha guardato dal cielo i figli degli uomini, per vedere se c’è una persona intelligente, che ricerchi Dio. Tutti si sono sviati, tutti sono corrotti, non c’è nessuno che pratichi la bontà, neppure uno!” - Salmo 14:28. Pensi allora di poterti ingraziare Dio con un rito, un'offerta, una penitenza? Ma sai tu quanti riti, offerte e penitenze sono necessari per espiare tutti i tuoi peccati? Certamente no, infatti “chi può dire: ho purificato il mio cuore, sono puro dal mio peccato ?” - Proverbi 20:9. Così, se resterai in debito anche di un solo peccato, sarai dannato, perché Dio è troppo giusto per tollerare anche la minima parte delle tue colpe, Egli ha “occhi troppo puri per sopportare la vista del male” - Abacuc 1:13. Pensi allora di diventargli gradito con delle opere giuste?
Etichette: La Buona Notizia